Formato 18 cmx 25,5 cm 90 pagine con 21 Figure e 14 Tabelle
Capitolo 1
Temperamento, carattere, personalità
1.1 Aspetti generali
1.2 Il temperamento
1.2.1 In giro per la letteratura
1.2.2 Temperamento e Personalità
1.3 Il carattere
1.4 La personalità
1.4.1 Il modello di Cloninger
1.4.2 Il modello del Big Five
1.5 Considerazioni neuroevolutive
Capitolo 2
I disturbi di personalità
2.1 Aspetti generali
2.2 Il Manuale diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM),
edito dall’Associazione Americana degli Psichiatri (APA)
2.2.1 Breve storia del DSM
2.3 Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD) elaborata
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)
2.3.1 L’ICD-10 e il Disturbo di personalità
2.3.2 L’ICD-11 e il Disturbo di Personalità
2.4 Considerazioni neuroevolutive
Capitolo 3 Dai tratti di personalità emergenti
alla psicopatologia dell’età evolutiva
3.1 Il percorso di crescita psicologica della persona
3.1.1 Il Neurosviluppo
3.1.2 La maturazione delle funzioni critiche per la strutturazione
della futura per
sonalità
3.1.3 Il confronto con una serie di “sfide” che il percorso di crescita
psicologica comporta
3.2 Psicopatologia dell’età evolutiva
3.3 Considerazioni neuroevolutive
Capitolo 4
I disturbi del neurosviluppo e la variabilità del quadro clinico
4.1 I disturbi del neurosviluppo
4.1.1 Il disturbo dello sviluppo intellettivo
4.1.2 I disturbi della comunicazione
4.1.3 Disturbo dello spettro dell’autismo
4.1.4 Disturbo da deficit di attenzione / iperattività
4.1.5 Disturbi del movimento
4.1.6 Disturbo specifico dell’apprendimento
4.2 La variabilità del quadro clinico nei vari disturbi del neurosviluppo
4.2.1 Fattori determinanti la variabilità del quadro clinico
4.2.2 Il ruolo dei Fattori di Personalità emergenti nella variabilità
del quadro clinico
Capitolo 5 Le finalità del percorso diagnostico-terapeutico:
dalla conoscenza del disturbo alla conoscenza della persona
5.1 Prospettive diagnostiche nell’approccio al soggetto con Disturbo
del Neurosviluppo
5.1.1 Dai sintomi alla CATEGORIA (= la diagnosi medica)
5.1.2 Dai Sintomi alla PSICOPATOLOGIA
5.2 I disturbi di personalità nelle persone con disturbo del neurosviluppo 75
Considerazioni conclusive
Bibliografia
Indice analitico
INTRODUZIONE
L’interesse del Neuropsichiatra Infantile per i Disturbi di Personalità nasce dai nuovi orientamenti suggeriti per tali Disturbi sia dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Quinta edizione, dell’Associazione Americana degli Psichiatri (DSM-5) che dalla recente edizione della Classificazione Internazionale delle Malattie, Undicesima edizione, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (ICD-11).
Già nella penultima edizione del 2013, il DSM-5 proponeva una modalità alternativa per classificare i vari Disturbi di Personalità (DP). Tale modalità indicata come Alternative Model for Personality Disorders (AMPD) cercava in qualche modo di integrare un approccio rigidamente categoriale con un approccio dimensionale, anteponendo al tratto di personalità la compromissione di due dimensioni critiche per il funzionamento più o meno adeguato della persona. In particolare, il riferimento era al Funzionamento del Sé (FdS) e al Funzionamento Interpersonale (FI). Questa modalità “alternativa” è stata riproposta nell’ultima edizione (DSM-5-TR, 2022).
L’ICD-11, nella sua ultima edizione, ha definitamente sposato l’orientamento caratterizzante l’AMPD del DSM-5-TR, considerandolo non solo come una modalità “alternativa”, ma come l’unica modalità per formulare una diagnosi di Disturbo di Personalità (DP).
Le dimensioni elette come caratterizzanti il DP sono identiche a quelle indicate nell’AMPD: vale a dire, una compromissione del Funzionamento del Sé (FdS) e del Funzionamento Interpersonale (FI).
Va, tuttavia, considerato che queste due dimensioni, il FdS e il FI, si “costruiscono” durante l’età evolutiva, cioè durante l’infanzia e la fanciullezza, per “completarsi” nella tarda adolescenza. In questa prospettiva, una diagnosi di DP prima dell’adolescenza diventa praticamente improponibile in quanto le dimensioni FdS e FI sono in fase di “costruzione” e ben lungi dall’essere “strutturate”. La novità dell’AMPD del DSM-5 e dell’ICD-11 è rappresentata dal fatto che, in aggiunta al “nucleo centrale” che caratterizza il DP, viene fornito un elenco di tratti che valgono a definire le sfaccettature con cui il “nucleo centrale” può clinicamente mostrarsi. L’ICD-11 denomina tali tratti con il termine di Tratti di Personalità Predominante (TPP). L’AMPD, invece, li denomina Tratti di Personalità Patologici. Peraltro, l’AMPD utilizza tali Tratti per riproporre un approccio rigidamente categoriale, nel senso che li individua quali elementi caratterizzanti “categorie” ben definite.
La nostra ipotesi di lavoro fa riferimento all’ICD-11 e propone che in molti casi i TPP fanno la loro comparsa già durante l’età evolutiva con le inevitabili modifiche di espressività clinica legate all’età. Come tali, essi condizionano il modo di essere del bambino in crescita,
caratterizzando le sue modalità di reagire alle sollecitazioni ambientali. In questa prospettiva,
tuttavia, essi non vanno denominati come Tratti di Personalità Predominante, quanto piuttosto
Tratti di Personalità Emergenti (TPE) e finiscono per identificarsi con i Tratti del
Temperamento.
In accordo a tale ipotesi di lavoro i TPE, pur se presenti fin dalle prime fasi di sviluppo,
non si configurano come tratti rigidi e immutabili. Essi, viceversa, durante tutta l’età evolutiva
sono in interazione dinamica continua con l’Ambiente e come tali possono modificarsi, sia
in bene che in male! In altri termini, i TPE in conseguenza di spirali transazionali “positive”
possono proficuamente inscriversi in profili di sviluppo ben adattati all’ambiente. Per contro,
spirali transazionali “negative” possono conferire ai TPE un carattere di forte interferenza nel
processo di strutturazione del Funzionamento del Sé e del Funzionamento Interpersonale. In
una eventualità di questo genere, essi andranno poi a costituire i Tratti di Personalità Predominanti
di un futuro DP:
Sulla base di quanto detto, la diagnosi precoce in età evolutiva non va rivolta all’individuazione
di un DP “strutturato”, quanto piuttosto alla precoce individuazione di TPE che stanno
assumendo connotazioni particolarmente negative. Si tratta pertanto di una diagnosi precoce
che ha una valenza diacronica con finalità preventiva.
La nostra ipotesi di lavoro si estende, inoltre, a una serie di considerazioni che riguardano
i Disturbi del Neurosviluppo (DNS), quali il Disturbo dello Spettro dell’Autismo (ASD),
il Disturbo dello Sviluppo Intellettivo (DSI) o il Disturbo da Deficit dell’Attenzione / Iperattività
(ADHD). Tali Disturbi hanno la caratteristica clinico-evolutiva di essere situazioni
long-life. Esse cioè iniziano precocemente nello sviluppo, ma persistono nel tempo fino in
adolescenza ed oltre.
Tra gli elementi caratterizzanti il percorso clinico-evolutivo, emergono due aspetti che
tagliano trasversalmente tutti i DNS. Essi sono:
1. la variabilità del quadro clinico, sia in una prospettiva sincronica (bambini con lo
stesso “Disturbo” presentano caratteristiche cliniche variabili da soggetto a soggetto), sia in
una prospettiva diacronica (uno stesso bambino affetto da uno dei “Disturbi” presenta notevoli
modifiche del quadro clinico nel suo percorso di crescita),
2. la frequente comparsa in epoca post-adolescenziale di un DP.
Relativamente al punto (1) la nostra ipotesi di lavoro prevede che una quota rilevante
della “variabilità” del quadro clinico dei diversi DNS è legata alle caratteristiche dei Tratti di
Personalità Emergenti. La persona con autismo o con disabilità intellettiva o con problemi
di linguaggio o con qualsiasi altro Disturbo del Neurosviluppo, come tutte le persone, ha
modalità di essere e di reagire alle sollecitazioni ambientali del tutto originali. Tali modalità
“originali” sono attribuibili ai “suoi” Tratti di Personalità Emergenti. Peraltro, a differenza
della persona a sviluppo tipico, i “suoi” TPE sono sottoposti a forti pressioni negative da parte
del Disturbo di base.
Per quanto riguarda il punto (2), la letteratura internazionale riporta frequentemente casi
di soggetti con DNS, i quali nella post-adolescenza mostrano la comparsa di sintomi attribuibili
a un DP, così come attualmente definito dall’ICD-11, per la presenza di una compromissione
del FdS e del FI.
Nel complesso l’ipotesi portata avanti nel presente Volume individua i TPE come rilevanti
fattori di rischio per la possibilità di incidere negativamente, in fase post-adolescenziale,
sul Funzionamento del Sé e del Funzionamento Interpersonale, sia nei soggetti a sviluppo
“tipico” sia nei soggetti con un DNS. Peraltro, la possibilità di incidere sulle loro traiettorie
evolutive, rende il riconoscimento tempestivo della loro presenza una necessità inderogabile.
L’articolazione del presente Volume prevede i Capitoli di seguito elencati.
Capitolo 1 Vengono riportati i concetti generali relativi, rispettivamente, ai tre costrutti
teorici del Temperamento, del Carattere e della Personalità.
Capitolo 2 Riporta la classificazione dei Disturbi di Personalità, facendo riferimento ai
manuali di maggiore diffusione nella comunità scientifica internazionale: il Manuale Diagnostico
e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) e la Classificazione Internazionale delle
Malattie (ICD).
Capitolo 3 Vengono descritti e analizzati i percorsi evolutivi dei Tratti di Personalità
Emergenti, tenendo in considerazione l’incidenza dei fattori ambientali nel condizionarne
il destino. Viene inoltre sottolineata l’importanza dei TPE per un approccio psicopatologico
che porti alla conoscenza della persona.
Capitolo 4 Vengono descritti i quadri clinici inclusi nella meta-categoria dei Disturbi del
Neurosviluppo, enfatizzando in particolare la variabilità della sintomatologia nei vari soggetti
e, nello stesso soggetto, nel corso del tempo.
Capitolo 5 Prende in considerazione i diversi approcci che devono guidare il percorso
diagnostico nei casi in cui si configuri una diagnosi medica definita dal punto di vista nosografico.
In particolare, l’analisi dei sintomi deve condurre, da un lato, all’individuazione della
categoria diagnostica in causa (conoscenza del Disturbo) e, dall’altro, all’individuazione delle
caratteristiche psicopatologiche (conoscenza della persona), per la formulazione di un progetto
terapeutico che possa definirsi “personalizzato.